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Europa a due neutralità?

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Gli Internet provider non potranno far pagare ai fornitori di contenuti tariffe più alte per corsie più veloci, a meno che non siano servizi specializzati come videoconferenze o telechirurgia. Né potranno rallentare e tanto meno bloccare il traffico se non per evitare gli ingorghi. Questo dice in sostanza la legge appena approvata dal Parlamento europeo sulla net neutrality, dopo mesi di battibecchi tra favorevoli e contrari.

La neutralità della rete, come si ricorderà, è il principio che prescrive di trattare allo stesso modo tutto il traffico Internet, i “camion” dei video come le “moto” delle email. Le nuove regole assomigliano a quelle approvate in America dalla Federal Communications Commission (Fcc) nel febbraio scorso. Con alcune differenze non da poco, legate alle diversità tra le due sponde dell’Atlantico.

Gli Stati Uniti hanno pochi e grandi operatori di telecomunicazioni come At&t, Verizon e Comcast, che fanno grandi profitti ed esercitano grande potere. Potere bilanciato dai colossi di Internet, come Google e Amazon, che, avendo tutto l’interesse a non pagare tariffe più alte, hanno stretto un patto d’acciaio con gli attivisti che sostengono l’inviolabilità della net neutrality. A dicembre, però, scatterà la controffensiva delle telecom, che presenteranno ricorso al Tribunale di Washington.

In Europa l’equilibrio del potere fra le due industrie è più disomogeneo. I big di Internet non hanno sui politici nostrani la stessa presa che hanno in America. Questa maggior influenza la esercitano piuttosto gli operatori di telecomunicazioni (in particolare gli ex monopolisti ancora controllati dagli stati, come Deutsche Telekom e la francese Orange): ma che, rispetto alle telecom americane, operano in un mercato molto più frammentato e concorrenziale, in cui è più difficile ricavare la redditività necessaria per gli investimenti nelle nuove reti.

La legge del Parlamento europeo risente di queste differenze e stabilisce alcune eccezioni alla regola a favore delle telecom, più di quanto non faccia l’Open Internet Order della Fcc statunitense. Permette ad esempio agli operatori di farsi pagare di più certi servizi come video e file-sharing e di eludere la norma etichettando certi servizi come “specializzati”.

La net neutrality debole può creare barriere all’ingresso per le start-up internetiane europee? Dipenderà anche da come le nuove regole saranno interpretate dalle legislazioni nazionali. Paesi come Olanda e Slovenia, che una propria legislazione in materia l‘hanno già, hanno ad esempio proibito il cosiddetto zero rating. Cioè l’accessibilità senza costi aggiuntivi ai servizi che consumano più banda, come la musica (Spotify), i social media (Facebook) e i video (SkyGo).

 Oltre all’Europa a due velocità avremo dunque anche l’Europa a due neutralità?

twitter@SegantiniE

edoardosegantini2@gmail.com


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